Cos’è la meditazione?

La nostra mente è continuamente affollata di pensieri, ricordi, rancori, rabbie, speranze, di giorno e anche di notte durante il sonno.

Viviamo costantemente in una stato di congestione e di tensione, e quando questo stato si dissolve è possibile avere l’esperienza di meditazione ossia di un silenzio prezioso in cui possiamo accedere alla nostra verità.

Attraverso giuste tecniche ci induciamo in uno stato di rilassamento mentale, di tranquillità, di equilibrio e armonia interiori, fino a giungere all’espansione del proprio Sé.

La meditazione è l’esperienza della nostra intima essenza, una riflessione concepita come la ricerca del vero Sé, che può essere raggiunta solamente attraverso la pratica e gli esercizi.

La meditazione è un processo naturale, una pratica universale e disinteressata che eleva lo spirito dell’uomo e non s’identifica con nessuna religione e nessuna forma di terapia.(*)

L’etimologia dal latino meditationem deriva dal verso meditari o mederi (curare, aiutare, riflettere)

che è la stessa radice da cui derivavo le parole “medicina” e “medico”.

In Oriente la meditazione è una pratica che costituisce la base della tradizione yogica così come della religione buddista, in Occidente è una pratica collegata a rituali religiosi e alla preghiera della fede cristiana ma non solo, oggi prevale un tipo di meditazione utilitaristico con effetti positivi sul piano personale, affettivo e professionale in un’ottica terapeutico-riabilitativa.

Qual è lo scopo della meditazione?

Lo scopo della meditazione è ripulire la mente da contaminazioni e sviluppare l’attenzione, la concentrazione, la capacità di analisi, la creatività, la fiducia, la gioia e la saggezza.

Tutto quanto ciò che ci permette di vedere le cose così come esse sono in realtà.

Il meditante con la pratica continua e costante arriva a rendersi cosciente del proprio carattere, delle parole e dei pensieri e delle azioni, affina i meccanismi che governano il subconscio e arriva ad una corretta interpretazione dei fatti rivelandoli per come sono, senza pregiudizi e travisamenti.

Con la meditazione s’innescano anche dei processi armonici che portano a “rivelazioni” che chiamiamo comunemente intuizioni, vocine interiori, e che spesso ci portano a comprendere alcune profonde verità anche sulla nostra stessa “missione individuale”.

Il cambiamento di percezione indotto da una buona e costante pratica meditativa porta alla gioia perché libera dal pensiero illusorio e ossessivo portando il meditante ad atteggiamenti più costruttivi e funzionali all’autorealizzazione.

Per questi motivi si sono diffuse correnti moderne che praticano tecniche che mirano a risultati concerti e veloci, perdendo di vista il vero scopo della meditazione (*) ma ottenendo benefici come la riduzione dello stress, la regressione della paura, maggior equilibrio e stabilità emotiva, diminuzione della dipendenze e miglioramento del rendimento, memoria, potenziamento del problem solving ecc.

Riassumendo, la meditazione ha come finalità:

  1. allineare corpo, mente e spirito
  2. entrare in contatto con il Sé Superiore
  3. esprimere nel quotidiano le intuizioni e le ispirazioni che arrivano dalla spiritualità

Come si pratica la meditazione?

Alla base della meditazione in tutte le sue forme troviamo la concentrazione, ma i due termini non s’identificano l’uno con l’altro perché in realtà la concentrazione è il mezzo/processo per giungere alla meditazione che è il fine/risultato finale.

La concentrazione è una facoltà psichica che ci è utile nella vita (per leggere, studiare, etc …) mentre la meditazione, come abbiamo già visto nella sua accezione più elevata, è rivolta al progressivo miglioramento della sfera spirituale della persona.

Così come la concentrazione anche il rilassamento non corrisponde alla meditazione, ma ne costituisce il presupposto indispensabile.

Lo yoga in questo ha un ruolo molto importante fra le varie tecniche di rilassamento e concentrazione utilizzate, ma in realtà è un vero sistema filosofico ortodosso dell’India antica che ha come fondamento l’imprescindibilità della materia dall’anima, ossia della parte fisica dalla parte non fisica dell’uomo.

Detto questo, per iniziare a praticare una buona meditazione è consigliabile abbandonare ogni tensione e concentrarsi sul supporto meditativo scelto:

  • nella pratica individuale ad occhi aperti può essere un punto fisso, la fiammella di una candela o il movimento del corpo, ad occhi chiusi possono essere le fasi della nostra respirazione, un percorso di consapevolezza sulle varie parti del corpo, oppure una melodia lenta e ritmata
  • nella pratica della meditazione di gruppo è molto frequente venire accompagnati dalla voce di una guida che induce al rilassamento e alla consapevolezza utilizzando anche delle visualizzazioni.

Meditazione Yoga Nidra

Nella pratica dello Yoga Nidra, pratica meditativa che prediligo e vorrei introdurre, l’oggetto della meditazione è il proprio corpo e la propria mente associando anche l’attenzione alla respirazione.

La prima fase molto importante è il Sanpalka che in sanscrito significa proposito o risoluzione.

Il Sankalpa può essere definito il “creatore del nostro destino” quindi la scelta di ciò che vogliamo chiedere è molto importante, va espressa con passione (anche mentalmente) e con una formula breve e positiva, che definiamo “affermazione mentale” e che s’imprimerà nel nostro subconscio quando la nostra ricettività è amplificata dalla pratica dello Yoga Nidra.

Alcuni esempi di Sankalpa sono:

  • Io ho una salute completa

  • Io ottengo successo in ciò che intraprendo
  • Io sono più efficiente e consapevole
  • Io amo e sono amato

All’interno della pratica il Sankalpa viene espresso due volte, all’inizio e alla fine.

Il proposito espresso all’inizio ha il significato di “piantare il seme” e il proposito alla fine ha il significato di “irrigare il seme piantato”.

Se vogliamo diventare qualcuno o fare qualcosa nella vita, oppure avere dei cambiamenti, il Sanpalka è uno strumento molto potente perché pone un seme nel subconscio che pian piano si manifesterà sul piano conscio portando i cambiamenti ed avverando desideri.

Si assume una posizione comoda, sdraiati a terra con i palmi delle mani rivolti verso l’alto, in quella che viene chiamata Shavasana o posizione del cadavere e ci si lascia andare seguendo la voce guida, immobili e presenti senza prendere sonno, l’ambiente confortevole e caldo a sufficienza.

La cosa importante da sapere è che nella pratica della Yoga Nidra, nel seguire le istruzioni della voce guida, è bene vivere ogni esperienza o sensazione che potrebbe emergere osservandola con consapevolezza e con distacco, astenendosi dal giudizio e lasciare che “tutto semplicemente accada”.

Il cambiamento non è mai doloroso. Solo la resistenza al cambiamento lo è”

Buddha

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